giovedì 26 marzo 2009


SPECIALE OSTEOPOROSI

Subdola e infida, dolorosa e progressiva. Rende fragili le ossa (soprattutto quelle delle donne) e le espone al rischio fratture. Le regole della prevenzione, gli esami per riconoscerla, le terapie per combatterla

Identikit di un nemico delle ossa

Continui dolori alla schiena, progressiva perdita dell’altezza, qualità della vita che cala a vista d’occhio… Le manifestazioni dell’osteoporosi sono tante e tutte sgradevoli. Spesso anche molto serie. Ma in che cosa consiste esattamente questa malattia?
Si tratta di una patologia che indebolisce la struttura interna delle ossa, favorendo un notevole aumento del rischio di fratture. Ma perché colpisce soprattutto le donne, superati i 50 anni? Anzitutto, perché la struttura ossea dellle donne è più fragile e minuta rispetto a quella degli uomini. In secondo luogo la perdita del minerale osseo, che colpisce entrambi i sessi, è più rapida nelle donne perché favorita dall’arrivo della menopausa e dal conseguente interrompersi della secrezione di ormoni estrogeni.
Purtroppo, l’osteoporosi si manifesta solo quando è in uno stato già avanzato. Di qui l’importanza della prevenzione, cominciare a combatterla cioè fin da giovani soprattutto su due fonti: in palestra e a tavola. Così come i muscoli, anche le ossa vanno allenate. Uno stile di vita attivo aiuta a mantenere una buona mineralizzazione scheletrica.
Ma il modo migliore per evitare ogni rischio è crearsi una buona “riserva” di minerale nelle ossa. In che modo? Scegliendo cibi ricchi di calcio (latte, yogurt, pesce…) e bevendo le comuni acque minerali da tavola. Importante anche la vitamina D, che ne favorisce l’assorbimento intestinale: si può ricavare dalle uova, dal fegato e dall’esposizione della pelle ai raggi del sole.
Infine, è bene stare alla larga dal fumo e dall’alcol: un’autentica minaccia per la salute delle nostre ossa.

Quanto e chi colpisce l’osteoporosi

Oltre 200 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da osteoporosi, e tuttavia spesso questa condizione non viene riconosciuta o diagnosticata per via dell'assenza di sintomi. La maggior parte delle persone scopre di avere l'osteoporosi solo quando subisce la frattura di un osso.
Le donne, minate dai cambiamenti ormonali della menopausa, sono le più colpite: in particolare il 25-40% oltre i 50 anni e circa il 70% oltre i 70. Ma anche gli uomini sono a rischio: dopo i cinquant’anni un uomo su cinque soffre di fratture correlate ad osteoporosi; in caso di fratture al femore, la percentuale di mortalità nell'anno successivo è più alta negli uomini che nelle donne.
In Italia sono circa cinque milioni le persone colpite, il doppio ne sono previste per il 2020, e ogni anno almeno 90 mila persone incorrono in una frattura al femore: il 5% degli over 70 muore nella fase acuta (cioè nei giorni successivi al ricovero per la frattura), mentre il 15-20% non supera l’anno dal momento della frattura. Nel 25% dei casi, infine, la frattura si ripete.
I costi socio-sanitari sono enormi perché sommano l’ospedalizzazione, la riabilitazione e spesso la residua disabilità, aggravata dall’età dei pazienti fratturati e osteoporotici. Complessivamente in un anno lo Stato spende circa 1,2 miliardi di euro in conseguenza delle fratture di femore.

Come si manifesta e come si accerta l’osteoporosi

L’osteoporosi si presenta in maniera pressoché inequivocabile. I suoi sintomi sono anzitutto dolori fastidiosi e continui nel tratto dorsale e lombare della colonna vertebrale, che si fanno più forti quando ci si alza da una posizione seduta. Nella fase più avanzata della malattia, poi, aumenta vertiginosamente il rischio di fratture: le zone più colpite, in questo caso, sono il femore, il polso e l’anca.
Una volta che si ha il sospetto di un’osteoporosi, a quali esami bisogna affidarsi per eliminare ogni dubbio? Ve ne sono diversi, ma il più attendibile resta senz’altro la Moc (mineralometria ossea computerizzata), cui ci si può sottoporre in qualunque centro diagnostico, e che serve a misurare la consistenza delle ossa in vari punti dello scheletro. Dura una decina di minuti circa ed è completamente innocua: il paziente deve limitarsi a inserire l’avambraccio in un’apparecchiatura.
Anche se è tipica dell’età avanzata, è sempre meglio sottoporsi ai primi controlli intorno ai 25 anni. È verso i 30, infatti, che lo scheletro raggiunge la sua massima consistenza. Da quel momento in avanti, comincia un lento calo della densità delle ossa.

Quali terapie per l’osteoporosi

Nonostante le dimensioni del fenomeno siano più che rilevanti, non s’investe ancora abbastanza per una corretta prevenzione prima e per l’uso di farmaci poi che, a costi molto bassi, eviterebbero fratture in chi ha le ossa già minate.
Esistono farmaci, i bisfosfonati, che vanno a “tappare” i buchi che si formano nelle ossa. Purtroppo, si tratta di cure da prendere per tutta la vita e a volte, non avendo sintomi gravi, l’osteoporotico o non li prende o li “dimentica” perdendo così la protezione dal rischio fratture. Buona parte delle pazienti aderiscono alla terapia con un tasso inferiore al 50% (cioè meno di 6 mesi all’anno): un atteggiamento che, secondo evidenze cliniche, non genera alcuna protezione.
Una risposta a questo problema è il farmaco che si prende una sola volta all’anno, che riduce drasticamente l’incidenza di fratture e di ri-fratture e che costa meno dei generici.
L’efficacia della monosomministrazione annuale in generale è risultata superiore (New England Journal of Medicine) agli altri bisfosfonati: con una sola dose annua si sono ridotte del 70% le fratture vertebrali, del 41% quelle del femore e del 51% quelle di femore nelle pazienti mai trattate. Inoltre, le ri-fratture si sono ridotte del 35%, mentre il rischio di morte negli osteoporotici fratturati è diminuito del 28% nelle pazienti che hanno già iniziato un trattamento.
"Diversi studi internazionali hanno dimostrato che acido zoledronico 5 mg è tra le più efficaci terapie disponibili per la cura dell'osteoporosi, perché riduce sensibilmente le fratture e migliora la sopravvivenza dei pazienti”, afferma Sergio Ortolani, Direttore del Centro Malattie del Metabolismo Osseo dell’Istituto Auxologico Italiano. “Inoltre, la monosomministrazione annuale rappresenta un importante progresso nella gestione della patologia osteoporotica perché garantisce una reale aderenza alla terapia da parte delle pazienti”.
L’acido zoledronico 5 mg è indicato per il trattamento delle donne in post-menopausa ad aumentato rischio fratture ed è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale anche in assenza di fratture. A settembre 2008 le autorità regolatorie europee hanno approvato l’estensione delle indicazioni di acido zoledronico 5 mg anche per gli uomini. A differenza degli Stati Uniti e degli altri Paesi dell’Unione Europea (dove l’infusione è somministrata a casa o in ambulatorio), in Italia il farmaco è somministrabile solo in ospedale.
Alle ossa fa bene l’estate
Esposizione alla luce, movimento e una dieta ricca di calcio. Ecco le tre regole per prevenire l’osteoporosi


L’estate non è solo sinonimo di tintarella e relax e di benessere ma può diventare l’occasione per prevenire l’osteporosi, una patologia provocata da una progressiva riduzione di calcio nelle ossa, che causa un indebolimento e una maggiore fragilità di queste, con conseguente rischio di fratture sia spontanee sia provocate da cadute o traumi.

I numeri in Italia
Secondo i dati Istat, otto donne su cento dichiarano di avere l’osteoporosi. Un dato sicuramente sottostimato non solo perché si riferisce al 2000 (ultimo disponibile) ma anche perché, come ha dimostrato una recente indagine dell'Istituto Superiore di Sanità, solo una donna su due affetta da osteoporosi sa di esserlo.
Dall'indagine "Le italiane e l'osteoporosi", condotta dalla Manners Ardi nel 2006 su 1.621 donne in tutte le regioni italiane, emerge che il 90% delle donne sa che l'osteoporosi è una malattia che rende le ossa più fragili e l'88% che provoca danni seri in quanto c'è un aumento del rischio di fratture.
Inoltre recenti studi epidemiologici sulla conoscenza, gli stili di vita e il comportamento degli italiani rispetto all'osteoporosi hanno dimostrato che chi conduce una vita all'aria aperta rischia meno di essere colpito da osteoporosi.

Le tre regole della prevenzione

Come possiamo trasformare la nostra vacanza in un’arma in più per prevenire l’osteoporosi? Con l’esposizione solare, l’esercizio fisico all’aria aperta e l’alimentazione.
Partiamo dall’esposizione solare. “I raggi solari favoriscono la produzione di vitamina D da parte dell'organismo” spiega Davide Gatti della Cattedra di Reumatologia all'Università di Verona e Dirigente presso il Centro di Riferimento Regionale per l'osteoporosi del Veneto” indispensabile per l'assorbimento del calcio.
Aggiungiamo poi l'esercizio fisico: è sufficiente camminare almeno mezz'ora all'aria aperta per stimolare l'intero metabolismo e quindi anche quello del tessuto osseo. Oltre a favorire la robustezza delle ossa, con il passare degli anni l'esercizio migliora la forza muscolare, l'agilità e l'equilibrio, prevenendo le cadute accidentali..
L’ultimo elemento per prevenire l’osteoporosi è una dieta bilanciata. Il nostro organismo, infatti, ha bisogno di un adeguato apporto alimentare quotidiano di calcio (normalmente: 800 mg al giorno, con l'allattamento e la menopausa: 1200 - 1600 mg al giorno).
Oltre alla quantità di calcio presente negli alimenti - latte e derivati, pesce azzurro, legumi, vari ortaggi e frutta (mele, pere, fragole e ananas) - è importante quanto ne viene effettivamente assorbito e utilizzato dall'organismo. L'efficacia dell'assorbimento è legata ad un'adeguata presenza di vitamina D sintetizzata nella cute, oltre dall'azione della luce solare, anche con la dieta: pesci come salmone e aringhe, formaggi e uova.

Rischio osteoporosi: gli esercizi per rinforzare la schiena
Sollevare ogni giorno 22,7 chili è faticoso, ma i benefici ripagano lo sforzo

Esercizi di sollevamento pesi per rinforzare i muscoli della schiena e ridurre, così, il rischio di fratture della colonna vertebrale. L’idea è di alcuni ricercatori della Mayo clinic del Minnesota, che hanno condotto uno studio su 50 donne sane di età compresa tra 58 e 75 anni, dimostrando che il rischio di fratture viene ridotto di 3 volte nelle signore che praticano questa attività fisica, rispetto a coloro che non hanno fatto questi esercizi. Inizialmente questi esercizi non hanno un effetto diretto sulla densità minerale ossea riscontrabile solo dopo 10 anni. Ma l'effetto anti-frattura sembra dovuto a un irrobustimento della muscolatura della schiena.
Certamente l’impegno non è poco perché le paziente devono sollevare ogni giorno circa 22,7 chili, ma gli effetti si vedono a lungo termine. Questo potrebbe rendere auspicabile raccomandare esercizi preventivi o programmi più facili da eseguire. Questo tipo di “terapia” potrebbe essere applicata a quelle pazienti cui non è possibile somministrare farmaci o ormoni sostitutivi.

Lo specialista: “non bisogna mai abbandonare la terapia"

“Quando un malato ha bisogno di cure, dovrebbe trovarle senza troppe difficoltà. E invece sono sempre di più i pazienti che soffrono di osteoporosi a lamentarsi dei mille problemi che incontrano nel tentativo di accedere alle terapie più innovative. Che oggi, in Italia, possono essere erogate solo in strutture ospedaliere”. Quello degli intoppi burocratici è uno dei problemi più gravi.

Di che tipo di difficoltà si tratta?

Esistono notevoli diversità nel comportamento delle diverse Regioni, che rendono ancora più complicato e difficile l'accesso a farmaci di comprovata efficacia e che potrebbero essere più adatti alle esigenze del paziente. Queste difficoltà limitano seriamente la possibilità di curare in modo
adeguato l'osteoporosi per ridurre il rischio di fratture.
Con quali conseguenze?
Tutto questo si traduce in un aumento delle sofferenze dei malati e dei costi personali, sociali e sanitari legate alle fratture da osteoporosi, in particolare quelle di femore.
Ecco spiegato perché i malati di osteoporosi tendono ad abbandonare spesso le terapie intraprese…
Proprio così. L'abbandono della terapia, o il seguirla in modo discontinuo, è cosa abbastanza frequente nei malati di osteoporosi. D’altronde, è difficile, quando non ci sono sintomi, pensare di dover prendere ogni giorno una capsula. In sostanza, non ci si sente malati. Nel caso dell'ipertensione, per esempio, c'è un rapporto diretto tra il farmaco e l'abbassamento della pressione; ma con l’osteoporosi i malati non vedono effetti.
Come se ne esce?
Sta al medico avere la pazienza di spiegare per bene i vantaggi e seguire i malati nel tempo.