martedì 16 dicembre 2008


MAIALI E MUCCHE ALLA DIOSSINA, E' VERO PERICOLO?

Il rischio è molto basso. L’Italia importa dall’Irlanda solo lo 0,3% della carne. E la rete di controlli si è sempre dimostrata efficiente

Torna l’allarme contaminazioni alimentari. Questa volta tocca alla carne, dopo la scoperta che partite (di suini e bovini) alla diossina provenienti dall’Irlanda sono state esportate in una ventina di Paesi Ue, tra cui l’Italia. Ma com’è davvero la situazione, quanto rischiamo?

A conferma del fatto che la rete di controlli esistenti su tutto il territorio nazionale è molto efficace, è stato subito diramato l'allerta a tutti gli Assessorati alla sanità regionali con l'obbligo di rintracciare e sequestrare a scopo cautelativo tutte le carni suine irlandesi e prodotti eventualmente trasformati, introdotti in Italia a partire dal 1 settembre scorso. Le indagini sono svolte dai Carabinieri per la tutela della salute.

Sembra che le partite di carne irlandese sul nostro territorio siano solo 22. Il pericolo è dunque molto circoscritto, soprattutto in considerazione del fatto che l’Italia importa dall’Irlanda solo lo 0,3% del totale delle carni. Secondo La Confederazione italiana degli agricoltori (Cia) “i controlli sono rigidi e quotidiani. E la nostra produzione è di altissima qualità, sottoposta in ogni fase della filiera a verifiche e test rigorosissimi”. I consumatori possono dunque "mangiare tranquillamente la carne suina nazionale. Anche quest'ultima vicenda pone l'esigenza dell'estensione dell'indicazione d'origine in etichetta per tutte le produzioni, uno strumento fondamentale che garantisce sia i consumatori che gli stessi produttori agricoli".

Sulla stessa lunghezza d’onda la Coldiretti, secondo cui la rete di controlli presenti in Italia è sicura ed efficiente. L’obbligo poi di indicare la provenienza in etichetta, fa il resto: “I consumatori possono riconoscere direttamente sugli scaffali la carne bovina proveniente dall’Irlanda. Per non rincorrere le emergenze, sostiene la Coldiretti, occorre estendere a tutti gli alimenti l’obbligo di un sistema di etichettatura che indichi la provenienza (lo stato di nascita, di allevamento e di macellazione) proprio come è stato già fatto per quella di pollo e per quella bovina dopo le emergenze aviaria (2005) e mucca pazza (2002). Informazioni che mancano ancora per la carne di maiale.

Che fare, dunque? Consumare carni suine italiane, che, spiega Coldiretti, “sono riconoscibili da marchi di qualità come il Gran Suino Padano (GSP) per il prodotto fresco o da quelli europei a denominazione di origine per i salumi. Ma c’è in molti casi anche l’opportunità di acquistare direttamente in molti dei cinquemila allevamenti di maiali presenti in Italia”.

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