venerdì 24 ottobre 2008


NEWS SUI BENEFICI DEL CIOCCOLATO


Pochi grammi ma salutari. Sono 6,7 i grammi di cioccolato al giorno che rappresentano la quantità ideale per garantirci un effetto protettivo contro l’infiammazione e le malattie cardiovascolari che ne derivano.

Questo è il risultato di una ricerca condotta nei Laboratori dell’Università Cattolica di Campobasso, in collaborazione con l’Istituto dei Tumori di Milano.
La scoperta, pubblicata sul Journal of Nutrition, viene da uno dei più grandi studi epidemiologici mai condotti in Europa, il progetto Moli-sani, che ha coinvolto finora oltre 20.000 abitanti del Molise.

Studiando i partecipanti allo studio, i ricercatori hanno puntato la loro attenzione sui complessi meccanismi dell’infiammazione.

E’ noto come uno stato infiammatorio cronico sia un fattore che può predisporre al rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare, dall’infarto cardiaco all’ictus cerebrale.

Il controllo dell’infiammazione attraverso uno dei suoi indicatori (la Proteina C reattiva individuabile con una semplice analisi del sangue) è stato oggetto di studio.

Infatti gli studiosi hanno messo a confronto i valori di questa proteina presenti nel sangue delle persone esaminate con le quantità di cioccolato che queste mangiavano abitualmente.

Su circa 11.000 soggetti, ne sono stati identificati 4.849, tutti in buona salute e senza fattori di rischio (quindi con colesterolo, pressione arteriosa ed altri parametri normali).

Di questi, 1.317 non consumavano alcun tipo di cioccolato, mentre 824 ne consumavano regolarmente, ma solo quello fondente.

Si pensa che l’elevato contenuto in antiossidanti dei semi di cacao, in particolare flavonoidi e altri polifenoli, potesse avere un effetto positivo sullo stato infiammatorio. Ed il risultato è stato molto incoraggiante: le persone che mangiano abitualmente cioccolato fondente in quantità moderata risultano avere nel sangue valori di proteina C reattiva significativamente più bassi.

In altri termini il loro stato infiammatorio viene significativamente ridotto.

giovedì 16 ottobre 2008


PERCHÉ SI PUÒ DIRE NO A CARNE E PESCE

C’è chi diventa vegetariano per motivi etici e chi invece lo fa perché è convinto che sia uno stile di vita più salutare. Per ora, degli oltre 6 milioni di italiani che hanno detto addio a carne e pesce, solo 3 milioni seguono questo particolare regime alimentare con rigore. Ma quello dei vegetariani è un esercito destinato a crescere: secondo alcune stime, nel 2050 potrebbero raggiungere addirittura i 30 milioni. Sono tanti i motivi per cui varrebbe la pena di passare – se non altro, periodicamente – alla dieta senza carne né pesce: mangiare “solo verde", infatti, aiuta a tenere lontane il cancro, il diabete e tutte le patologie cardiocircolatorie (grazie alla bassa percentuale di grassi). Inoltre, permette di tenere sotto controllo la linea, senza privare l’organismo della giusta quantità di energia (per l’alta quantità di carboidrati).
Non ne fate una questione ideologica, ma volete solo riacquistare la linea? Conta poco. In ogni caso, la regola base più importante è evitare il fai-da-te e rivolgersi sempre a uno specialista: solo così si evitano carenze nutrizionali, sempre in agguato con questo tipo di dieta (in particolare, di vitamina B12 e ferro). Specie se escludete dalla vostra alimentazione anche i prodotti lattiero-caseari

VEGETARIANI O VEGANI, ECCO LE DIFFERENZE

I vegetariani non sono tutti uguali. Ci sono quelli più “morbidi” e quelli più oltranzisti, capaci cioè di essere ancora più rigorosi nella scelta del loro menu rigorosamente privo di alimenti di derivazione animali. Ma vediamo di capire meglio.

I latto-ovo-vegetariani
Sono i vegetariani più “aperti” a qualche contaminazione della dieta con prodotti di origine animale. Escludono dalla loro alimentazione quotidiana la carne e i suoi derivati, il pesce, i molluschi e i crostacei, ma mangiano il latte e tutti i prodotti lattiero-caseari, più le uova (oltre ovviamente a qualsiasi alimento vegetale).
Quali vantaggi ha questo regime alimentare? Mangiando anche latte e uova, si riduce drasticamente il rischio di carenze nutrizionali. L'anemia ferropenica, dovuta ad un'insufficiente assunzione di questo minerale, è presente in egual misura tra vegetariani e non.
Ci sono, però, anche degli svantaggi. Se si eccede con il latte, formaggi e uova si finisce con l'introdurre troppi grassi animali, con conseguente aumento del colesterolo. E il rischio ipertensione, oltre che di malattie cardiovascolari, diabete, obesità e tumori, cresce.

Vegani
Sono gli “irriducibili” della dieta verde. Escludono tutti gli alimenti di origine animale, compreso addirittura il miele, mentre mangiano qualunque alimento vegetale, comprese le alghe.
Per quanto rigida, una dieta vegana presenta qualche vantaggio: evitando i grassi di origine animale, ci si espone meno al rischio di ipertensione, diabete, tumori e problemi cardiovascolari. Ma detto ciò, ci sono anche degli svantaggi: si può incorrere in una carenza di vitamina B12 indispensabile per un buon funzionamento del sistema nervoso e di quello circolatorio, perché questa sostanza non è presente negli alimenti di origine vegetale.

I CIBI-BASE DELLA DIETA VEGETARIANA


Per scoprire che mangiare troppa carne e altri prodotti di derivazione animale non è proprio il massimo, non serve trasformarsi in vegetariani da un giorno all’altro. Basta solo aumentare il consumo di frutta e verdura, cereali e legumi, e diminuire la carne.
Ci son alimenti, però, che non possono mancare nella dieta vegetariana, vediamo quali.

Cereali. Avena, farro, frumento, orzo, miglio e mais dovrebbero essere consumati tutti a rotazione, perché ciascuno ha proprietà differenti. Quelli integrali sono i più completi e efficaci contro le cardiopatie e i problemi intestinali

Legumi. Ceci, cicerchie, fagioli, fave, lenticchie, piselli e soia, sono una fonte di sali minerali (calcio e fosforo), fibre (che favoriscono l'attività intestinale) e carboidrati (che danno energia).

Verdure. Broccoli, bietole, cavolo riccio, cicoria, lattuga, carote. Assieme alla frutta, le verdure sono la principale fonte di vitamine per chi segue una dieta vegetariana. Quelle con la foglia verde scuro sono ricche di vitamine, ma anche di ferro e calcio, quelle di colore giallo scuro o arancio (come le carote) contengono moltissimo betacarotene, che aiuta a mantenere sana la pelle.

Frutta non solo frutta fresca da mangiare con la buccia, ma anche quella secca con il guscio come mandorle, noci, pinoli, nocciole e arachidi che contengono grassi “buoni”, utilissimi a protezione del rischio di problemi cardiovascolari.

PROTEINE E CALCIO MANGIANDO SOLO “VERDE”

Uno dei capi d’accusa delle diete vegetariane sta nel fatto che, in assenza di carne e pesce, l’apporto di proteine risulta nulla. Ma chi l’ha detto che il nostro corpo possa assumere proteine soltanto mangiando bistecche, spigole & Co.? Le proteine, seppur diverse, possono arrivare anche dai vegetali. Facciamo qualche esempio: fagioli, ceci, lenticchie e soia, tra i legumi, forniscono un ottimo apporto di proteine vegetali. Stesso discorso per latte o yogurt di soia, il tofu, la frutta secca (per esempio, le mandorle). Per i non vegan, via libera a uova (ma non più di 1-2 volte la settimana) e yogurt e latte vaccini.
E il calcio? Altra presunta nota dolente dei regimi alimentari vegetariani, può in realtà arrivare da tanti alimenti perfettamente ammessi nelle diete “verdi”. Con un bel vantaggio: che la stragrande maggioranza di questi sono gli stessi cibi che contengono anche proteine vegetali. In più, in caso di carenze documentate dal medico, si può supplire con acque minerali ad hoc.

giovedì 9 ottobre 2008


La bicicletta può far male al sesso

Ciclisti professionisti e amatoriali a rischio. In Italia i primi tre casi a livello mondiale di priapismo arterioso da bicicletta

Andare in bicicletta può mettere a repentaglio l’apparato sessuale maschile. L’allarme arriva dagli urologi, che spiegano come un colpo forte può provocare nell’uomo la rottura dell’arteria cavernosa con conseguente invasione di sangue nel corpo cavernoso. Tutto questo si traduce in un’erezione prolungata e non dolorosa (priapismo ad alto flusso) che può durare anche per diversi giorni. Tutto questo si traduce in un’erezione prolungata e non dolorosa (priapismo ad alto flusso) che può durare anche per diversi giorni.

In genere gli uomini si rivolgono allo specialista dopo qualche tempo, sperando che il fenomeno regredisca spontaneamente. Ma non si tratta di un problema da sottovalutare. A differenza del priapismo a basso flusso nel quale l’erezione è molto dolorosa e dove bisogna intervenire tempestivamente rivolgendosi ad un pronto soccorso, per questo tipo di priapismo si può attendere ma è bene comunque essere tempestivi.

Inoltre, i microtraumi provocati dal sellino possono ripercuotersi sul nervo pudendo o sull’arteria cavernosa provocando temporanei (anche della durate di settimane) deficit erettivi come accade a ciclisti professionisti dopo lunghe gare.
Dei tre casi analizzati, i primi analizzati a livello mondiale, due riguardavano soggetti adulti con trauma conseguente ad un violento colpo del pene sul tubo della bicicletta situato tra il sellino ed il manubrio. Il terso caso è stato osservato in un bambino di 12 anni per un urto violento della porzione fissa dei corpi cavernosi sul manubrio. In due casi il priapismo è insorto dopo due giorni, durante la notte; in uno dopo qualche ora.

Torna quindi, dal punto di vista dei problemi urologici, il problema della sicurezza della bicicletta. Già da tempo, infatti, sono noti disturbi come uretriti, prostatiti, ematuria, torsione testicolare e insensibilità al pene da parte di ciclisti, e da qualche tempo la bicicletta viene considerato addirittura come fattore do rischio per il deficit erettivo.


Fare sport all’aria aperta, non solo vantaggi

Respirare lo smog ormai esteso anche ai piccoli centri accelera i processi di invecchiamento del nostro organismo


Abbiamo imparato che dovrebbe essere il contesto ideale per fare attività fisica, a prescindere da quale livello di preparazione abbiamo. E invece l’aria aperta nasconde qualche insidia non da poco per il nostro organismo. Perché lo smog delle metropoli e sempre più presente ormai anche nei piccoli centri, rischia di diventare un’arma che mette a repentaglio la nostra salute.

I radicali liberi

L’effetto primario consisterebbe nell’accelerazione dei processi di invecchiamento. “L'esposizione agli inquinanti atmosferici è associata a malattie non solo a carico dell'apparato respiratorio, ma anche di altri organi, a causa della formazione di radicali liberi", spiega Claudio Marconi, direttore dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Milano. "Questi vengono normalmente prodotti durante l'attività fisica, ma quando la loro quantità è eccessiva, determinano uno stress ossidativo, che è causa di danni, talvolta irreversibili, a carico delle membrane cellulari, delle proteine e del Dna". È lo stesso meccanismo che avviene in molte condizioni di malattia, ma anche fisiologiche, quali l'invecchiamento, e che viene accentuato dalla respirazione di sostanze inquinanti presenti nell'ambiente di lavoro (pesticidi, cromo, etc.) e nell'aria delle nostre città.

Il pericolo delle polveri sottili


“In particolare, le cosiddette polveri sottili - sottolinea Marconi - sono oggi associate a situazioni di stress ossidativo rischioso per la salute, soprattutto in individui affetti da patologie, come lo scompenso cardiaco, l'insufficienza respiratoria e il diabete". Lo confermano anche recenti studi, condotti su una cinquantina di autisti di autobus di Praga, che hanno messo in evidenza come i livelli, nelle urine, di marcatori di danno a carico del Dna cellulare siano strettamente legati alla concentrazione di polveri sottili e come questi siano indipendenti dalle variazioni di concentrazione nell'aria di idrocarburi aromatici. Inoltre, elevate concentrazioni nell'atmosfera di polveri sottili sembrano essere correlate ad alterazioni del controllo del microcircolo, specie in pazienti diabetici.

Al momento, sono pochi i centri, in Italia, che si occupano di una valutazione globale dello stress ossidativo a causa di difficoltà metodologiche, specie nella preparazione dei campioni di sangue prima dell'analisi. Per questo motivo l'Ibfm-Cnr sta allestendo un laboratorio dedicato alla determinazione dei principali marcatori di stress ossidativo in diverse condizioni: ipossia (alta quota, scompenso cardiaco, arteriopatie periferiche, insufficienza respiratoria), iperossia (immersioni con autorespiratore, medicina iperbarica) e disfunzioni metaboliche (diabete, l'obesità).

mercoledì 1 ottobre 2008


LATTE ALLA MELAMINA, C’E’ PERICOLO?
L’Ue blocca i prodotti a rischio in arrivo dalla Cina. Controlli sanitari a tappeto. Le autorità europee rassicurano: nessun rischio

Lo scandalo del latte contaminato con la melamina, che in Cina ha causato la morte di quattro bambini e l’intossicazione di oltre 13 mila piccoli, si è esteso anche all’Europa. Dopo le prime perplessità, di fronte alle iniziali rassicurazioni dell’Istituto superiore di sanità, sono saltati fuori i dubbi delle stesse autorità. E sono partiti i controlli a tappeto.

La Commissione europea ha deciso di mettere al bando i prodotti ad alto rischio, in arrivo dalla Cina, destinati a neonati e bambini. Ma anche sui prodotti destinati agli adulti verranno avviati controlli sanitari, in particolare su tutti gli alimentari che contengono più del 15% di latte in polvere cinese. Previsti anche test a sorpresa su campioni di alimentari cinesi già presenti sul mercato europeo.
L'Agenzia per la sicurezza alimentare dell'Ue (l’Efsa, che ha sede a Parma) ha diffuso un comunicato piuttosto tranquillizzante sugli eventuali rischi in Europa. Non vi sono infatti in Europa pericoli per la salute in caso di consumo di cioccolata e dolciumi contenenti latte contaminato con la melamina, considerando la disponibilità di tali prodotti sul mercato e alla luce del divieto di importazione di latte dalla Cina. L'Efsa però suggerisce anche di non eccedere in prodotti che potrebbero essere a rischio: adulti e bambini non dovrebbero superare un consumo di prodotti alimentari (biscotti, caramelle al latte e cioccolata) contenenti melamina in quantità superiore a 0,5 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo.

Essendo l'importazione di latte prodotto in Cina proibita, l'Efsa si è concentrata sulla possibile presenza di melamina nei cibi contenenti latte in polvere o prodotti caseari fatti in Cina. Nel caso peggiore, cioè con i livelli più alti di melamina registrati in Cina (2,5 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo) un bambino con un alto consumo di caramelle-mou, cioccolato o biscotti contenente livelli elevati di latte in polvere, potrebbe superare di ben tre volte il livello consentito di melamina. L'Efsa comunque sottolinea che al momento non è chiaro se questo teorico livello altissimo di esposizione alla melamina sia possibile in Europa.