giovedì 6 marzo 2008




PRENDIAMOCI CURA DEL NOSTRO CUORE

Un formidabile metronomo. Tosto come un maratoneta. Programmato per segnare mediamente centomila passi al giorno. Significa che, con ritmica e incessante caparbia, batte circa due miliardi e mezzo di volte in 70 anni di vita. E a un motore così servizievole voi non dedichereste la massima cura? Eppure, la Fondazione italiana per il cuore sciorina dati neri. In Italia, le malattie cardiovascolari rappresentano il 42% delle cause di morte, ma anche la più importante fonte di disabilità e ridotta qualità di vita. La gente ancora poco s’informa sui fattori che predispongono la pompa cardiaca a ingolfarsi. Per capirsi: il 35% degli uomini e il 47% delle donne non svolgono alcuna attività fisica. Tranquilli, però. I soliti sospetti, ovvero la sedentarietà, ma pure le impennate della pressione sanguigna, le cattiverie del colesterolo, le bizze dello zucchero nel sangue sono fattori manipolabili. Modificabili. Perché vero è che ognuno di noi possiede un proprio corredo genetico che influenza, fin dalla nascita, le prestazioni cardiache e dei tubi arteriosi, ma è fuor di dubbio che tanto dipende poi da noi. Dipende dal trattamento generoso che andiamo a riservare nella vita di tutti i giorni a quell’infaticabile motorino.

CUORE FA RIMA CON DOTTORE
Chi l’ha detto che basta un elettrocardiogramma ogni tanto per sorvegliare come si deve l’attività cardiaca? I tempi sono cambiati. «La prevenzione, rapida, efficace ed economica, si chiama oggi ecografia», spiega Paolo Biglioli (Paolo.Biglioli@ok.rcs.it), chirurgo cardiovascolare e direttore scientifico del Centro cardiologico Monzino di Milano. «Basterebbe, a 50 anni, sottoporsi a un ecodoppler carotideo per fotografare all’istante il benessere vascolare. Il medico fa scorrere sul collo una sonda in grado di emettere ultrasuoni che, riflessi dalle varie strutture anatomiche, creano sul monitor l’immagine delle arterie carotidi. Un accertamento che consente di vedere eventuali restringimenti e incrostazioni aterosclerotiche ancora silenziose». Quindi, utile per individuare quelle persone che, più di altre, potrebbero beneficiare di qualche immediata dritta dietetica o farmacologica. Importante, per giocare d’ anticipo contro l’infarto, anche un’ecocardiografia, sempre giunti alla boa della cinquantina. «È l’esame del cuore nella sua interezza», aggiunge Biglioli. «Il paziente si sdraia sul lettino, il medico poggia la solita sonda sul torace e in una ventina di minuti diventa possibile collezionare una ricca gamma di dati, come lo spessore delle pareti del ventricolo sinistro, l’aspetto e i movimenti delle valvole cardiache e i flussi sanguigni che attraversano le aperture valvolari. Questi appuntamenti ecografici andranno anticipati a 35-40 anni, se qualche parente stretto ha subito un infarto oppure se si fuma, si soffre di diabete o si pesa troppo».

CUORE FA RIMA CON SUDORE
L’attività fisica moderata piace al cuore: brucia calorie (e la pancetta), abbassa la pressione arteriosa, innalza la quota buona (Hdl) del colesterolo, migliora la circolazione periferica. In che modo darsi una sana mossa? «Bastano 30-40 minuti di esercizio aerobico tre volte a settimana», risponde Diego Vanuzzo (Diego.Vanuzzo@ok.rcs.it), direttore del Centro di prevenzione cardiovascolare dell’Asl 4 di Udine. «Significa camminare a passo svelto, passeggiare in bicicletta in pianura, praticare il nuoto e lo sci di fondo, ma a un livello d’intensità Che risulti compatibile con il metabolismo chiamato aerobico. Livello che può essere facilmente riconosciuto da ciascuno: quando non si riesce più a parlare fluidamente durante l’ esercizio fisico, ebbene, significa che si è oltrepassata la soglia aerobica». Suggerimento tecnico: nel corso dell’attività sportiva,è consigliabile non superare il 70% della frequenza cardiaca massima teorica. «Si calcola sottraendo la propria età dal valore fisso 220», continua Vanuzzo. «Ovvero: in un individuo di 50 anni, la frequenza massima teorica è pari a 170 battiti al minuto (220-50), mentre la soglia aerobica equivale a 120 battiti al minuto (il 70% di 170). Non svolgono, invece, un effetto protettivo sul cuore gli impegni fisici brevi e violenti, durante i quali l’organismo non usa ossigeno (definiti anaerobici). Per le persone con fattori di rischio, attenzione alle corse veloci, alle partite di tennis agonistiche. E poi no al sollevamento pesi e all’immersione in apnea». Il momento migliore per muoversi? Al mattino, prima del lavoro o in pausa pranzo, lontano almeno due ore dai pasti.

CUORE FA RIMA CON SAPORE
Le medicine non si trovano solo nei blister. Anche il cibo è un farmaco. «Una dieta ben equilibrata può contrastare il sovrappeso, ridurre la frazione Ldl (cattiva) del colesterolo, tenere a bada i trigliceridi, contenere i rialzi della pressione e mantenere nei ranghi la glicemia», spiega Andrea Poli (Andrea.Poli@ok.rcs.it), direttore scientifico della Nutrition foundation of Italy e della Fondazione italiana per il cuore. «Date la preferenza ai cibi di origine vegetale. Frutta, legumi e verdura non contengono quei famigerati grassi saturi che tendono a innalzare i livelli del colesterolo nel sangue. Usate olio extravergine d’oliva o di mais, limitando burro, lardo e panna. Preferite la carne magra (tre-cinque volte a settimana): pollo, tacchino, cavallo, struzzo, coniglio e tagli magri di manzo». Un grande sì al pesce: salmone, sgombro e pesce azzurro, da consumare almeno tre-quattro volte a settimana. «Contengono i grassi polinsaturi Omega-3 che, pur non abbassando il colesterolo, come molti credono, tendono a migliorare la fluidità del sangue, proteggendo da infarto e trombosi», prosegue Poli. «Sì alla ricotta e a piccole porzioni di Parmigiano, chi ama il latte opti per quello parzialmente scremato. Tra i salumi (non più di due volte alla settimana), prosciutto crudo privato del grasso visibile e bresaola (che in realtà è un affettato, trattandosi di carne di manzo o di cavallo)».

CUORE FA RIMA CON RIGORE
Occhio alla pressione. È doc se non supera i 140 la sistolica (o massima, cioè la spinta che il sangue esercita sulla parete delle arterie quando il cuore si contrae), e se non oltrepassa i 90 la diastolica (o minima, la forza che resta nei tubi arteriosi quando il muscolo cardiaco si rilascia). Tenerla entro questi paletti significa ridurre il rischio di infarti e ictus. Come ci si accorge di essere ipertesi? «Semplice: occorre controllare la pressione», spiega Gianfranco Parati (Gianfranco.Parati@ok.rcs.it), primario di cardiologia all’ospedale San Luca dell’Istituto auxologico italiano (riconosciuto Centro europeo di eccellenza per l’ipertensione). «La misurazione in farmacia? Ben venga, ma spesso si è colti dall’agitazione e i valori possono risultare più elevati. Allora meglio la verifica della pressione a casa propria, magari in collaborazione con il medico di famiglia, che aiuterà a interpretare i valori. Esistono affidabili dispositivi elettronici per l’accertamento. Che però va eseguito con tutti i crismi: in un ambiente non rumoroso, standosene seduti per qualche minuto a occhi chiusi e dopo due profonde respirazioni. Bastano un paio di controlli, intervallati da due-tre minuti. E, se le prime due rilevazioni differiscono molto, si proceda con una terza, calcolando il valore medio». Domanda tormentone: a stomaco pieno o vuoto? «Meglio vuoto», risponde Parati. «Un apparato digerente impegnato da un abbondante pasto ruba una certa quantità di sangue, sottraendola ad altri distretti del corpo. E, in queste circostanze, si potrebbe accusare un certo abbassamento della pressione, specie negli anziani». Chi sta bene dovrebbe sottoporsi a un controllo della pressione ogni sei mesi o almeno una volta all’anno. E, attorno ai 50-60 anni, la misurazione andrà eseguita una volta al mese.

CUORE FA RIMA CON AMORE
Ma è vero che un amore può spezzarti il cuore? Ahinoi, sì. «Non è raro il caso di persone, soprattutto over 50, che dopo la fine drammatica di una storia sviluppano tachicardia, fibrillazione atriale o ipertensione», dice Edoardo Gronda (Edoardo.Gronda@ok.rcs.it), cardiologo dell’istituto Humanitas di Rozzano (Milano). «In genere avviene quando lo stress si sovrappone a una debolezza preesistente. In questi casi, una visita dallo specialista è obbligatoria». Perché una delusione d’amore comporta tensioni altissime. Dunque non bisogna innamorarsi? Ci mancherebbe. Diciamo: maneggiare con cura. Lo stress dannoso per il cuore può anche essere quello che si accumula in ufficio o in fabbrica. Una delle ricerche più recenti, pubblicate sull’European heart journal, ha tenuto sotto controllo per 12 anni diecimila funzionari pubblici britannici, misurando la funzionalità del loro sistema circolatorio (e di quello nervoso ed endocrino). Ebbene, gli studiosi hanno verificato che i funzionari sottoposti a condizioni di stress particolarmente forte avevano manifestato un rischio di sviluppare problemi cardiaci superiore del 70% rispetto agli altri. Perché avviene? Lo stress prolungato altera impulsi nervosi e una serie di circuiti ormonali, con effetti che si riverberano sul cuore. La prevenzione? Aggirare le tensioni, ovvio. E se l’ansia è eccessiva chiedere aiuto a uno psicologo, che potrà utilizzare una terapia cognitivo-comportamentale. Ma anche terapie dolci come lo yoga possono servire a rilassarsi.

Testo di Edoardo Rosati


Ok La salute prima di tutto - N°03 - Marzo 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

[color=#7b8186]Buongiorno,
io vorrei col vostro permesso discutere di a proposito di un argomento che sicuramente e' molto OT, ma nonostante tutto io sono confidente che un po di OT sara' ignorata. Sono una donna di 44 anni, con una enorme interesse per [/color] [url=http://www.begirl.it/blogs]semi autofiorenti femminizzati[/url] [color=#7b8186] e voglio condividere questa passione anche grazie a questo website. adesso che mi sono presentata, non aspettate a mandarmi PM.

Ci vediamo

Andrea[/color]